E' un'adozione che è operativa dal 2009 ed è stata confermata nel 2012 ed è il frutto dell'interessamento di tanti soggetti che hanno deciso di prendersi a cuore il mantenimento di questo tiglio europeo ultra secolare: il parroco di Casola don Valentino Picazio, il responsabile del Verde Pubblico del Comune di Caserta Guido Olivieri, il nostro socio Silvestro Acampora vero e proprio promotore di numerose adozioni sul territorio nazionale.

mappa casolaCasola sorge sull'altipiano dei monti Tifatini ad un'altezza di 360 m. s.l.m., facilmente raggiungibile da più punti, dista dalla Reggia Vanvitelliana di Caserta circa 10 Km in direzione Nord-Est. Il suo nome deriva dal latino "Casula", che significa "piccola casa, minuscolo agglomerato di case".

Casola, nonostante di minor importanza rispetto a Casertavecchia è la più popolosa del quartiere, ha comunque origini antiche e sicuramente ha conosciuto le avverse vicende del borgo medioevale. Tant'è vero che già intorno all'anno 1000 aveva una propria chiesa, quella di San Marco Evangelista, come riportato nella bolla di Senne del 1113, che ne confermava l'esistenza al Vescovo Rainulfo.

La pianta, un tiglio europeo (Tilia europea), sulla base delle stime dendrocronologiche fatte dai nostri soci di Demetra Specialist, che ha collaborato all'adozione, pare avere un'età di circa 450 anni ed un diametro del tronco di oltre 1,5m..

tiglio casolaSi racconta che fu piantato, insieme ad altri due esemplari, verso la fine del 1600 in occasione dell'arrivo nella piccola comunità di un sacerdote della curia di Capua, don Vitaliano che in seguito fu nominato Santo.

Gli altri due tigli, di minori dimensioni, hanno avuto una sorte avversa, infatti non sono più presenti perché furono abbattuti a metà del novecento per far posto ad alcune strutture funzionali al locale oratorio.

L'esemplare sopravvissuto, secondo la tradizione popolare, è sotto la protezione diretta del Santo Patrono del paese, San Marco Evangelista.
A tal proposito gli anziani raccontano una storia che si perde tra mito e leggenda e che narra di una persona del posto che in un momento di collera, bestemmiando il Santo Patrono, tagliò per rabbioso sfregio alcuni rami del tiglio; quella stessa persona non sopravvisse a lungo, poche ore dopo mori e da allora c'è la credenza che chiunque tagli un ramo dell'albero possa subire una disgrazia.

Vi è inoltre la tradizione che il giorno del 25 aprile, in occasione della festa del Santo Patrono, la cerimonia religiosa termini con il saluto a San Marco proprio sotto la chioma del tiglio. In passato tra i suoi rami vi nidificava un barbagianni.

La pianta nel 2009, dopo decenni di interventi drastici di "messa in sicurezza" effettuati per lo più dai vigili del fuoco, si presentava in condizioni fisiologiche e fitostatiche precarie.

Dopo un'attenta valutazione di stabilità ed analisi dendrocronologica è stata sottoposta, a tutta una serie di cure colturali (tra queste un trattamento con micorrize fornite dai nostri soci di Floricoltura San Donato), di ridimensionamento della chioma e di ancoraggio.

Ogni anno in corrispondenza delle attività manutentive ordinarie viene organizzato un evento a cui partecipano i soci locali SIA che hanno promosso l'adozione, le autorità del Comune di Caserta ed ovviamente il parroco, vero e proprio guardiano dell'albero. L'evento è un'occasione per coinvolgere i bambini delle scolaresche e gli abitanti della frazione e sensibilizzare la comunità sull'importanza degli alberi e della natura e vengono regalate delle talee del tiglio, affinché possano far crescere gli "eredi" di questo maestoso soggetto.

Nel 2012, in occasione del rinnovo dell'adozione, gli Enti locali hanno organizzato un Convegno sulla "Salvaguardia e valorizzazione degli alberi storico-monumentali nel Casertano", ospitata nel suggestivo Eremo di San Vitaliano (link locandina).

Quello che segue è un breve scritto del nostro socio Giorgio Ascione, dedicato a questo veterano vegetale.

La maestosità del tiglio mi conduce spesso a fantasticare su come abbia affrontato le varie epoche, i momenti storici e le peripezie che ha vissuto, immagino allora che era già lì quando si parlava di nascosto di concetti eretici di Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Giambattista della Porta, dell'assolutismo, della Rivoluzione Napoletana del 1799 e di tutti quei signori nobili che per dare al popolo la libertà hanno versato il proprio sangue. Quando i moti Carbonari cercavano di fare lo stesso, quando lì vicino passò Garibaldi che andava a compiere l'Unità d'Italia, quando ci furono tutte quelle camice nere, le croci uncinate e poi i partigiani... Se questo monumento della natura potesse parlare chissà cosa potrebbe raccontare ...
Giorgio Ascione

tiglio casola targa