Se vuoi diventare membro della STS puoi proporti inviando una richiesta scritta, per fax o posta ordinaria, alla segreteria organizzativa della SIA, entro e non oltre il 20 aprile p.v.

Per diventare membro della STS occorrono i seguenti requisiti:

  • essere socio SIA
  • essere certificato ETW o una dichiarazione della volontà di sostenere l'esame entro la fine dell'anno
  • essere in regola con quanto previsto dal D.Lgs. 235 o dichiarazione della volontà di sostenere l'esame entro la fine dell'anno
  • avere 8 o più anni di esperienza in tree climbing
  • avere partecipato a corsi, workshop, seminari e/o congressi - italiani o esteri - almeno ogni 2 anni
  • la volontà di partecipare attivamente agli incontri
  • l'impegno a non mancare a due incontri di seguito, pena l'esclusione dal gruppo di lavoro, fatti salvi i casi d'assenza per motivi di salute


Ogni 4 mesi la STS produrrà una relazione sul lavoro svolto che verrà pubblicata sul sito dell'associazione e sarà a disposizione di tutti i soci.

In occasione dei campionati italiani di Levico sarà indetta la prima riunione e sarà eletto il responsabile del gruppo.

Per eventuali chiarimenti e info Stefano Lorenzi

Impiego delle carrucole

Con questa prima scheda tecnica pensiamo di fare cosa gradita a chi, come noi, lavora quotidianamente sulle piante. Per ora non tratteremo argomenti di tecnica di arrampicata (che saranno argomento di successivi articoli di prossima pubblicazione su Arbor) ma ci limiteremo a parlare dei vari aspetti tecnico-applicativi riguardanti attrezzature che, forse, non tutti usano abitualmente ma che, spesso e volentieri, possono risolvere situazioni altrimenti complicate innalzando il grado tecnico di chi ne fa buon uso. Per l'arboricoltore la conoscenza e l'uso di carrucole nelle fasi di lavoro può portare alla risoluzione di svariati problemi. Ad esempio, il sollevamento di carichi o la possibilità di mantenere in sospensione branche di grosse dimensioni fino a porzioni di tronco pesanti diverse centinaia di Kg che, altrimenti, risulterebbero operazioni maggiormente rischiose e faticose. Usate in serie possono moltiplicare le forze applicate e formare dei paranchi molto efficaci in sostituzioni di attrezzi meccanici più complessi e pesanti. Le carrucole si possono dividere in due categorie ben distinte

  1. per carichi statici
  2. per carichi dinamici

Le carrucole di tipo b) sono chiamate comunemente blocks e sono studiate e costruite per assorbire l'energia cinetica. Quando si taglia una porzione di tronco e la carrucola viene posta sotto il punto di taglio, l'energia che si sviluppa va a gravare in maniera consistente su di essa generando uno shock di tipo dinamico che può arrivare e oltrepassare 10 volte il peso del pezzo legato.
Le carrucole di tipo a) sono tutte quelle costruite per sopportare carichi statici generati da trazione. Ad esempio: se la carrucola e' posta sopra il punto di taglio, lo shock dinamico sarà poco o nullo mentre se la carrucola verrà usata per moltiplicare la forza di applicazione (costruzione di un paranco) non ci saranno shock dinamici ma lunghe sollecitazioni statiche date dalla trazione costante. Altra particolarità delle carrucole adatte alle nostre esigenze è che la flangia esterna protegga sia la puleggia che la corda da possibili contatti con il tronco per evitare il verificarsi di pericolosi blocchi. Un concetto molto importante da capire e' che sul punto di ancoraggio di una carrucola, nel momento in cui mantengo un carico in sospensione, si applica il doppio del peso sollevato:

Es. 1:
Fissata la carrucola ad un punto (a), lego ad una estremità (b) 50 kg; per poterli sollevare dovrò applicare altrettanta forza/ peso nel punto(c). Il risultato sarà':

50(b)+50(c)= 100 (a)

Questi modelli sono teorici, pertanto ipotizzano l'assenza di attrito: in ogni caso, comunque, il principio non cambia anche in presenza di attrito ossia in situazione di lavoro reale. l paranchi sono generalmente formati da 2 o più carrucole anche del tipo a doppia puleggia e il loro scopo è la demoltiplica del peso da spostare.

Es. 2:
Demoltiplica di ca 1/3 con l'uso di bloccanti meccanici. Ottimo sistema se si prevede di non dover oltrepassare carichi di ca 400 kg in quanto oltre non viene più garantita la tenuta dell'attrezzo.

Es. 3:
Simile al precedente per concezione ma con l'uso di nodi bloccanti che garantiscono maggior tenuta e, in caso di scivolamento, non lesionano la corda di trazione.

Es. 4:
Funzionamento di un nodo bloccante accoppiato ad una carrucola.

Costruzione, differenze e funzionamento

Carrucola da abbatimentoNella scheda tecnica del numero precedente abbiamo parlato di carrucole per costruire paranchi o per tenere in sospensione dei carichi. Come già detto, malgrado i carichi possano essere anche molto alti, rimangono attrezzi specifici per lavori statici o con basso fattore di caduta.

Abbiamo altresì parlato di carrucole o block per usi gravosi o in presenza di alti fattori di caduta, è importante capirne il corretto utilizzo per poterne sfruttare a pieno le qualità ed i vantaggi. Le carrucole da abbattimento sono costruite, generalmente, in acciaio dolce o in alluminio legato.

Le prime associano un altissimo carico di rottura alla capacita' di deformazione del materiale che "avverte" l'utilizzatore che vi sono stati dei sovraccarichi, di contro l'eccessivo peso induce all'uso di materiali più leggeri.

I block in alluminio hanno sicuramente il vantaggio della leggerezza accoppiato ad alti carichi di rottura dati dalla scelta del tipo di lega. Ma come tutti gli accessori in lega d'alluminio (moschettoni, discensori, bloccanti, ecc.) soffrono gli urti che si traducono in micro fratture impossibili da vedere ad occhi nudo ma letali al loro manifestarsi. E' per questo importante motivo che gli attrezzi in genere, e quelli in lega in particolare, vanno trattati con cura evitando di "lanciarli" a terra dopo l'uso o - peggio - mischiare i moschettoni usati per attaccare rami o fare paranchi con quelli usati per la sicurezza personale. La capacità di resistere a forti sollecitazioni è data primariamente dall'alto carico di rottura dei materiali utilizzati. dalla quantità di materiale utilizzato e dal fatto che non si debbano usare moschettoni per connetterle alla corda che le sostiene al tronco dell'albero.

Carrucola da abbattimento smontataLa carrucola da abbattimento-tipo è formata da due guance uguali distanziate da due pulegge di differente diametro.

Avendo una forma simile ad una pera, la puleggia più piccola viene fissata al vertice minore e serve come attacco per uno spezzone di corda asolata che, a sua volta, servirà per fissare il tutto al tronco.

All'altro vertice vi è la puleggia con diametro maggiore, sulla quale scorre la corda di calata.

E' anch'essa in alluminio tornito ed è montata su una bronzina che ne permette la rotazione corretta. Le caratteristiche fondamentali della puleggia maggiore sono il diametro e la raggiatura della gola (è il punto in cui appoggia la corda ).

Entrambe determinano il diametro di corda da utilizzare in quanto l'angolo di curvatura influisce sulle fibre della stessa, variandone il carico di rottura.

Diametro corda (mm) Diametro ideale (mm) Diametro minimo (mm)
13 100 50
16 125 65
19 150 75

Il diametro della raggiatura della gola dev'essere di circa il 10% maggiore rispetto al diametro della corda utilizzata in quanto serve a compensare la deformazione della stessa quando è sotto carico.

L'accoppiamento guancia- puleggia avviene per mezzo di perni in acciaio speciale ad alto carico.

Il carico di rottura dello spezzone di corda di attacco carrucola deve essere sempre superiore alla corda di calata in quanto, per l'effetto paranco spiegato nella scheda pubblicata sul numero di ARBOR precedente, tende a raddoppiare tutti i carichi applicati.

È importante sottolineare come le dimensioni della guancia debbano essere tali da proteggere la corda in fase di lavoro, evitando sfregamenti e pericolosi blocchi.

Il carico di lavoro di un block viene espresso in kilo/newton e non è il carico di rottura.

Tale fattore si ottiene dividendo il carico di rottura (dove avviene il cedimento fisico dell'elemento la testato) per un valore noto, di norma per attrezzi del genere si ritiene valido un rapporto di 1:4.

Sulla prossima scheda tecnica parleremo di corde e frizioni, così da dare un quadro completo sugli elementi principali per eseguire abbattimenti controllati con un minimo di nozioni base in più.

BUON LAVORO !

Alberto Anzi - Rene' Comin

(Testo, disegni e fotografie rimangono di proprietà degli autori)

Testo (pdf)

Durante le fasi di abbattimento controllato di un albero, il mantenere la corda in sicurezza sul tronco ripulito da rami e monconi può risultare una cosa complicata.

Effettivamente, l'avere la corda di lavoro fissata in alto nelle fasi di posa della puleggia, preparazione della tacca e legatura del pezzo, è un vantaggio notevole sia in termini di praticità che di sicurezza. Il sistema della falsa forcella a strozzo risolve molto efficacemente il quesito.

falsa-forcella-smontatafalsa-forcellaPer preparare una falsa forcella a strozzo si deve disporre di:

  • fettuccia asolata m 2/2.5 cert. EN 565
  • moschettoni come una comune falsa forcella
  • anello tipo grande in alluminio (come per fasce ad anelli)
  • 120 cm di cordino da 8 mm
  • 1 moschettone leggero senza ghiera
  • Per costruirla occorre:
  • posizionare i due moschettoni nelle asole della fettuccia come di consueto
  • collegare il cordino all'anello mediante nodo del pescatore,
  • con il cordino formare un prussik a 6 spire sulla fettuccia
  • collegare il moschettone semplice dall'anello alla fettuccia

Posizionamento della falsa forcellaInfilare la corda nell'anello e nel moschettonePonendo la fettuccia intorno al tronco s'infila l'asola della corda di lavoro prima nel moschettone a base piccola e poi nell'anello. Agendo sulla fettuccia, aiutati dall'azione a carrucola del moschettone semplice, separiamo anello e moschettone di almeno 10 cm. Così facendo, sarà il peso dell'operatore che, gravando sul punto di ancoraggio, strozzerà la fettuccia impedendone lo scivolamento.

Realizzazione di un doppio ancoraggioLa falsa forcella cosi ottenuta potrà essere di ausilio anche per creare un doppio ancoraggio in caso ci fidassimo poco di uno solo sempre recuperabile agevolmente da terra.

Alberto Anzi, Renè Comin

Testo (pdf)

Come anticipato sull'ultimo numero di Arbor, andiamo a completare la rassegna delle attrezzature base da utilizzare per effettuare un corretto controllo delle porzioni di pianta in fase di smontaggio di parte della stessa o in caso di completo abbattimento. Riteniamo corretto l'utilizzo del termine "smontaggio" in quanto si prevede la rimozione ragionata delle parti in quanto i pesi e le forze in gioco sono molte e prevedono sicuramente una alta preparazione professionale. Essa comporta, oltre che una buona abilità di lavoro sugli alberi, la conoscenza delle attrezzature utilizzate, dei loro vantaggi (foto Alberto Anzi), delle loro applicazioni e dei loro limiti. Prima di decidere che attrezzatura utilizzare dobbiamo sapere per che cosa dobbiamo utilizzarla. La cosa parrà scontata ma è di fondamentale importanza. L'errore più pericoloso che possiamo compiere è quello di usare attrezzature improprie ed è per questo che accenneremo solo ad attrezzature e a sistemi consolidati e riconosciuti come validi in mezzo mondo.

Le corde

generalmente si suddividono in statiche e dinamiche; a grandi linee, tutte le corde per arboricoltura sono statiche (o semistatiche) mentre le corde dinamiche sono utilizzate solitamente in alpinismo. All'interno della famiglia delle corde statiche ritroviamo 4 gruppi che si differenziano per tipo di costruzione o trecciatura:

Kernmantel
formata da una calza esterna (mantel) e da trefoli paralleli interni (kern) La quasi totalità della tenuta è fatta dai trefoli interni. Sono così costruite le corde per la speleologia e, utilizzando materiali dinamici, le corde per alpinismo.
A trefoli incrociati
: formata da una serie di trefoli ( 16,12, 8) che formano la struttura portante della corda. All'interno della stessa vi è un'anima che porta generalmente non più del 20% del carico di rottura. Le più usate per arrampicata su alberi sono le 16 trefoli.
Treccia singola
: formata dall'intreccio di trefoli che generano una corda compatta senza anima interna con un carico di rottura elevato, ideale per diametri piccoli e operazioni di smontaggio poco gravose. In caso di tessitura della corda con angoli molto ampi si ottiene una treccia facilmente asolabile, utile per formare anelli regolabili e asole per attaccarci le carrucole da abbattimento.
Doppia treccia
: sono le corde ideali per lavorare con i sistemi classici di smontaggio in quanto ad un alto carico di rottura associano una estrema maneggevolezza. Si possono definire come una corda dentro l'altra in quanto le due trecce, quella interna e quella esterna, sono identiche e si suddividono il carico di rottura c.a. al 5O%.Tutte le corde a doppia treccia usate per gli abbattimenti vengono preventivamente resinate con resine poliuretaniche per migliorarne la resistenza all'abrasione.

Concetto importante da capire è la differenza tra carico di rottura e carico di lavoro. Come già detto nell'articolo precedente, il carico di rottura si verifica dove avviene il cedimento meccanico dell'elemento (rottura della corda) mentre il secondo è la soglia da non oltrepassare per poter lavorare in tutta sicurezza, tenendo conto che ad ogni utilizzo la vita dell'elemento viene diminuita.

Molto esauriente è la tabella che riportiamo ottenuta da una ricerca delle industrie SAMSON e già pubblicata su numerosi libri in cui, parlando di cicli di utilizzo, ci si può rendere conto della durata effettiva di una corda in base al fattore di sicurezza da noi applicato. Tutti questi valori si possono ritenere validi, fatte le debite proporzioni, per tutti i diametri di corda.

Le corde utilizzate sono del genere a doppia treccia. Bisognerà comunque tenere conto di tutte le varianti esterne, come angoli accentuati o sfregamenti contro parti dell'albero o altro che possa influenzare negativamente la vita di una corda. I carichi valutati possono sembrare molto alti ma, da prove effettuate personalmente, possiamo affermare che, mettendo la carrucola al di sotto del punto di taglio e non attuando nessun dispositivo di frizione, il carico raggiunto sulla carrucola stessa è sempre 10 volte il peso del pezzo tagliato.

Le frizioni

Frizionare un pezzo in caduta è una delle cose più importanti che "l'uomo a terra" deve saper fare. Un buon frizionista vale quanto un buon Climber e la fiducia che passa fra i due determina come risultato ottimi interventi e ridotti rischi per entrambi. Anche in questo caso, a seconda del carico si deciderà cosa utilizzare. Per piccoli carichi possiamo utilizzare semplicemente un nodo frizione come il mezzo barcaiolo. Il vantaggio è nella semplicità dei materiali (corda e moschettone tipo HMS), gli svantaggi sono che si possono calare pezzi di peso contenuto c.a 50 kg, che la frizione è direttamente fra le corde e che il diametro massimo utilizzabile di corda è 12 mm. Il passo successivo è l'utilizzo di un discensore a otto, magari del tipo big. Anche in questo caso, i vantaggi sono la semplicità deIle manovre e l'economicità dei materiali ma, di contro, abbiamo lo svantaggio di utilizzare diametri comunque ridotti e la brutta abitudine di questi discensori di attorcigliare spaventosamente le corde. Tutti e due i sistemi in ogni caso non garantiscono sufficientemente la possibilità di frizionare i pezzi in caduta. Sistemi di frizione più mirati sono i tubi frenanti di vario genere, siano essi mobili tipo ancorotti o Port-A-Wrap oppure fissati al tronco tipo Bollard e Winch. Tutti questi sistemi funzionano sul principio dello scivolamento della corda su una superficie nota che converte l'energia cinetica in energia calorica. Per quanto riguarda gli angoli di curvatura della corda vale quanto detto per le carrucole. Questi sistemi sono i più sicuri ed indicati per un lavoro corretto e professionale ma il loro utilizzo prevede comunque un buon training di formazione. Più delle volte non serve bloccare il pezzo in caduta ma mantenerne il controllo così da evitare ribaltamenti e rimbalzi una volta a terra. E' per questo motivo che la possibilità di frizionare il pezzo senza rischiare pericolosi blocchi porta in gioco la specificità dei singoli materiali che, uniti, formano quella sinergia di attrezzi che permettono lo smontaggio anche di grandi e pesanti alberi.

Corde e frizioni per abbattimento

Carico di rottura
(kg)
Carico di lavoro
(kg)
Fattore di sicurezza
(SWL)
Numero dei
cicli di utilizzo
15.000 2.500 6:1 1.000
15.000 3.000 5:1 750
15.000 3.750 4:1 500
15.000 5.000 3:1 300
15.000 7.500 2:1 100
15.000 10.000 1.5:1 25
15.000 14.000 1.1:1 5

Tutti questi valori si possono ritenere validi, fatte le debite proporzioni, per tutti i diametri di corda. Le corde utilizzate sono del genere a doppia treccia. Bisognerà comunque tenere conto di tutte le varianti esterne, come angoli accentuati o sfregamenti contro parti dell'albero o altro che possono influenzare negativamente la vita di una corda. I carichi valutati possono sembrare molto alti ma da prove effettuate personalmente possiamo affermare che mettendo la carrucola al di sotto del punto di taglio e non attuando nessun dispositivo di frizione, il carico raggiunto sulla carrucola stessa è sempre 10 volte il peso del pezzo tagliato. Es. un pezzo di 250 kg sviluppa una forza di arresto di 2500 kg swl 6:1 corda da 15.000 kg Prove effettuate con dinamometro elettronico in condizioni reali di utilizzo.

Alberto Anzi, Rene' Comin (Testi e disegni rimangono proprietà degli autori)

Il tree-climbing, ovvero arrampicata sugli alberi, è una metodica di lavoro che permette la risalita ed il movimento nella chioma di alberi, indipendentemente dalle loro dimensioni. E' un campo in cui le tecniche così come le attrezzature utilizzate sono in continua evoluzione, sia grazie al continuo stimolo di ricerca da parte degli operatori, sia ad un sempre più costante interscambio tra varie realtà lavorative europee e d'oltreoceano. Il tree climbing è codificato come metodologia di lavoro negli USA a partire dagli anni '20 e non deve essere confuso con tecniche di arrampicata sportiva o speleologica in quanto ha, dignitosamente, una sua storia e una sua specificità.

Essendo una metodologia lavorativa, il tree-climbing, deve rispettare norme di sicurezza sia a livello di attrezzature che comportamentali e non può esulare da una corretta formazione.


Requisiti del tree climber

Non esistono requisiti particolari per coloro che vogliono avvicinarsi a tale professione , se non avere buone doti fisiche, nella norma di chi svolge un lavoro all'aria aperta, ed essere esente da macroscopiche forme di allergia ai pollini di alcuni alberi, considerato che il grosso dello sforzo fisico avviene nella chioma a stretto contatto con il materiale vegetale. Indispensabile, come già detto, una buona formazione, un costante aggiornamento ed una ragionevole costanza nel lavoro, attraverso la quale si manterrà in allenamento sia il fisico che la mente.


Materiali

Indipendentemente dalla tecnica utilizzata, tutti i materiali dovranno rispondere alle norme CE-EN, ovvero essere omologati per il lavoro. L'elemento base dell'attrezzatura del climber è appunto l'imbragatura, che a seconda dell'utilizzo potrà essere "bassa"(EN 361) oppure completa (EN 358), ovvero composta solo dalla parte inferiore con cosciali e fascione dorsale oppure comprensiva di spallacci.L'imbragatura dovrà essere munita di anello di attacco centrale e di due laterali. Altro elemento essenziale dell'attrezzatura è rappresentato dalle corde che devono rispondere alla norma EN 1891, a tale norma devono adeguarsi anche i cordini atti alla formazione di nodi bloccanti.ulteriore importante elemento sono i cordini di collegamento denominati longe rispondenti alla norma EN 354. L'elemento di collegamento tra imbragatura e corda è rappresentato dal moschettone (connettore) . EN 362. Normalmente si utilizzano per la sicurezza personale moschettoni in lega con chiusura automatica a doppia o tripla sicurezza, di forme differenti a seconda dello specifico utilizzo. Per la risalita sulla corda si possono utilizzare appositi bloccanti meccanici che facilitano l'ascesa. Possono essere singoli o doppi a seconda della tecnica di risalita utilizzata. EN 567. Altri bloccanti sono utilizzati per la regolazione in lunghezza delle "longe" EN 567. Per la discesa sulla corda esistono discensori meccanici. EN 341

Altre componenti dell'attrezzatura sono rappresentati da dispositivi di ancoraggio denominati "false forcelle" o "fasce ad anelli" o "cambium saver", che altro non sono che delle fettucce con alle estremità due anelli di diverse dimensioni oppure due moschettoni di forma diversa, nei quali avviene lo scorrimento della corda di lavoro, al fine di ottimizzare gli attriti e di evitare danni alla corteccia della pianta. EN 795 Il casco deve essere anch'esso omologato per il lavoro.EN 397 Gli indumenti dovranno permettere libertà nei movimenti, senza peraltro essere troppo ampi da impigliarsi in spuntoni, nodi ad altri attrezzi. Se si prevede l'utilizzo della motosega, diventano indispensabili gli indumenti antitaglio, protezioni auricolari, occhiali e "longe" antitaglio con anima in acciaio. Tutto il materiale deve essere strettamente personale e controllato giornalmente da parte dell'operatore, inoltre nessuno dei componenti dell'attrezzatura personale potrà essere utilizzato per altri scopi oltre a quelli della sicurezza del climber, ad esempio per calare pezzi di legno od altro anche se per episodi isolati.

La pulizia e la manutenzione vanno eseguite regolarmente e si devono evitare colpi, schiacciamenti, contatti con arnesi da taglio o liquidi che potrebbero risultare dannosi. Qualunque elemento dell'equipaggiamento presenti anche il minimo segno di lesione dovrà essere immediatamente sostituito.


Le fasi di lavoro

Ispezione pre-arrampicata

Molta attenzione va posta nell'esame della "struttura pianta" sulla quale si andrà a lavorare. Un esame di pochi minuti potrà risparmiarci grosse perdite di tempo o grossi problemi in seguito. La qualità del legno varia ovviamente da essenza a essenza, ma esistono dei chiari segnali indicatori di eventuali difetti che ne riducono la resistenza ai carichi che andremo ad applicare. Per prima cosa ispezioniamo la pianta alla ricerca di rami spezzati sospesi che rappresenterebbero già di per se un pericolo diretto. Se ve ne sono si potrà forse scegliere una via di salita al sicuro da un'eventuale loro caduta. Ricercheremo quindi altri "segnali", quali rami secchi in parti della chioma, cavità prodottesi in seguito a ferite od a grossi tagli, presenza di corpi fruttiferi di funghi agenti di carie del legno, cortecce incluse che indeboliscono l'inserzione dei rami. Bisogna fare attenzione alla presenza di edere od altri rampicanti, perché anche se nel nostro paese non ne esistono di velenose al contatto, queste potranno precluderci un attento esame dei segnali sopra descritti. Non ultimo, individuare l'eventuale presenza di nidi di vespe o calabroni, che se scoperti all'ultimo momento durante il lavoro possono essere fonte di grosso pericolo. Attenzione alla presenza di nidi di processionarie o simili. Valutare inoltre la pianta nel suo complesso, vedere se ha subito delle pesanti potature o dei capitozzi, che avranno molto probabilmente innescato dei processi degenerativi dei tessuti legnosi, ed avranno generato rami mal inseriti tra di loro o sul fusto, a causa dell'assenza del collare che normalmente cinge il ramo al suo punto di origine.

Per ultimo, una pianificazione del lavoro e della scelta delle vie di risalita e di discesa farà risparmiare tempo e fatica.

La salita

Controllato il materiale e la pianta, ci appresteremo a salire su di essa per il lavoro. Anche se è possibile a volte risalire direttamente in arrampicata utilizzando i rami, con il metodo detto in progressione quest'ultimo e' raramente utilizzato su piante di grandi dimensioni perché troppo lungo e dispendioso dal punto di vista energetico o semplicemente perché impossibile. Si potrà utilizzare questo metodo quando sarà necessario risalire per alcuni metri una volte raggiunta la parte alta della chioma. In questo caso, come in qualunque altro momento del lavoro, il climber dovrà sempre mantenere almeno un punto di contatto con la pianta. Questo punto di contatto sarà rappresentato alternativamente da una longe e dal capo della corda, oppure da due longe. Il metodo normalmente utilizzato per una risalita veloce e relativamente poco faticosa, consiste nel posizionamento della corda nella chioma attraverso il lancio di un sacchetto con sagola attaccata. Questo può avvenire manualmente oppure con l'ausilio di una grossa fionda.

Posizionata la corda su di una forcella che abbiamo scelto e che valutiamo strutturalmente sicura, possiamo salire.

La salita verrà eseguita con il metodo denominato foot-lock (chiudere con i piedi) e il metodo di auto-assicurazione avverrà con nodo prussik o bloccante meccanico adatto.

Nel caso in cui, per motivi di distanza o di poca visibilità, il punto di rinvio della corda non sia chiaramente affidabile e' sempre auspicabile o posizionare la stessa in un punto piu' accessibile o risalire dal basso come detto nel punto salita in progressione in modo da controllare da vicino i vari punti di ancoraggio.

Scelta e posizionamento dell'ancoraggio

Un capo della corda ( EN 1891) generalmente provvisto di asola preformata verrà fatto passare su di una forcella strutturalmente sicura e sarà legato all'anello centrale dell'imbragatura (EN 358). Sempre da questo punto centrale partirà uno spezzone di corda dello stesso diametro (EN 1891), con il quale creerò un nodo bellunese o Blake knot che bloccherà l'altra parte della corda che esce dalla forcella. Lo scorrimento ed il bloccaggio del nodo permetterà il movimento del climber.

In alternativa a questo nodo ve ne sono altri quali: marchand trecciato e semplice,prussik,distell

Per evitare danni alla corteccia del ramo ed alla corda, si posiziona sul ramo la "falsa forcella" detta anche "salva cambio" EN 795 formata da una fettuccia di posizionamento con due moschettoni o anelli adatti all'uso. In questo caso lo scorrimento della corda avverrà nei due moschettoni o nei due anelli.

La scelta del punto di ancoraggio non è solo determinata da fattori di sicurezza, ovviamente primari, ma anche da una pianificazione del lavoro.Si sceglierà quindi un ancoraggio che risulti centrale per ciò che si deve eseguire e che faciliti il lavoro. Normalmente, fatta eccezione per piante di dimensioni monumentali, il punto di ancoraggio iniziale, se ben scelto non viene in seguito spostato.

Il lavoro e la discesa

Avendo a questo punto scelto il punto di ancoraggio e pianificato il lavoro , ci si inizierà a muovere all'interno della chioma per raggiungere i punti dove intendiamo operare. I movimenti di lavoro avverranno con le tecniche sopra descritte. La sicurezza è rappresentata dal fatto che la corda di lavoro deve sempre rimanere in tensione, scaricando così il peso dell'operatore sul punto di ancoraggio e non su di altri punti della "struttura albero" che potrebbero rompersi e causare cadute o pendoli imprevisti. Il rischio maggiore durante il lavoro in pianta, è rappresentato non tanto dalle cadute che dovrebbero essere impossibili, considerato l'ancoraggio della corda sempre più alto dell'operatore, ma bensì dai "pendoli". Il pendolo avviene ovviamente quando il punto di ancoraggio della corda non è situato esattamente sulla verticale del climber. Per evitare pendoli durante la fase di lavoro, il climber sarà vincolato all'albero non solo dalla corda di sicurezza sempre presente, ma anche contemporaneamente da una "longe" o cordino di posizionamento EN 354. In particolari occasioni, su particolari strutture, si potrà utilizzare il capo libero della corda normalmente penzolante fino a terra, come seconda corda di lavoro. Il climber in questo caso sarà vincolato a due corde anche durante il movimento, ed avrà maggiori possibilità di movimento scaricando il suo peso alternativamente su di una corda , sull'altra o su entrambi. Tale metodica viene denominata "doppia via". Terminata la fase di lavoro, l'operatore potrà scendere a terra con il metodo usato per le movimentazioni precedenti. Fare sempre attenzione che la corda di discesa permetta con la sua lunghezza di arrivare fino a terra, in caso contrario o anche solo di dubbio, è necessario fare un nodo do sicurezza alla sua estremità. Il recupero della falsa forcella o fascia ad anelli, posizionata nella cima dell'albero, avverrà tirando la corda di lavoro che in essa passa, avendo avuto l'accortezza di fare un nodo ad una estremità. Tale nodo passerà nell'anello grande o nel moschettone largo della fascia, ma rimarrà bloccato in quello più piccolo permettendone il recupero.

Se durante questa operazione si avrà cura di legare al sagola utilizzata per il lancio all'estremità asolata della corda , si eviteranno rischiosi urti ai moschettoni od agli anelli componenti la " falsa forcella".